BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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10 febbraio 2023

 Chi era la moglie di Sergio Mattarella, Marisa Chiazzese: “La persona più cara al mondo”


Ogni anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la sua famiglia ricordano Marisa Chiazzese con una messa nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma. La moglie del Capo dello Stato è morta nel 2012, a causa delle conseguenze di un tumore. Sergio Mattarella, a dispetto di quanto aveva previsto e annunciato, è stato confermato dall’Assemblea dei Grandi Elettori per un altro settennato al Palazzo del Quirinale.

Si sa pochissimo della moglie. La coppia teneva molto alla riservatezza. Chiazzese era nata a Palermo, figlia dell’accademico Lauro Chiazzese, ex rettore dell’Università di Palermo e docente di diritto romano, deputato della Consulta Nazionale fino al giugno 1946. Marisa Chiazzese era sorella di Irma Chiazzese, moglie di Piersanti Mattarella. I due fratelli si erano innamorati e avevano sposato due sorelle. Sergio Mattarella e Marisa Chiazzese hanno avuto invece tre figli: Laura, Francesco e Bernardo Giorgio. La figlia Laura accompagna il padre, dall’elezione del 2015, come first lady negli incontri ufficiali, nelle occasioni pubbliche, nei viaggi all’estero e nei ricevimenti al Quirinale. Come avevano fatto prima di lei Ernestina Saragat Santacatterina e Marianna Scalfaro: la regola che vige tra i Capo di Stato prevede che se un presidente è accompagnato dalla moglie, chi lo riceve deve essere a sua volta accompagnato.


La scomparsa di lei nel lontano 2012

Marisa Chiazzese è scomparsa nel lontano 2012. Un amore, il loro, però che non è mai finito, è vivo nel cuore del nostro presidente. Mattarella non fa mai mancare dei fiori sulla tomba della moglie; ogni anno fa celebrare una messa in suffragio nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte. Il necrologio, come riferisce “Pour Femme”, recita una frase che da sola dice tutto: “Con affetto immutabile”. Nel cuore di Mattarella l’immagine di quell’eterna ragazza che accettò di sposarlo è indelebile, più che mai presente. Molto riservato, poco incline a indugiare sul suo privato, in una sola occasione il presidente della Repubblica ha ricordato la moglie scomparsa per un tumore. Ne ha fatto parola durante un discorso pubblico nella Giornata Nazionale della ricerca sul Cancro“Per seguire la persona a me più cara al mondo, ho trascorso a più riprese numerose settimane in ospedali oncologici. Sarebbe auspicabile che ogni tanto le persone in buona salute trascorressero qualche giorno in visita negli ospedali, perché il contatto con la sofferenza aiuterebbe chiunque a dare a ogni cosa il giusto posto nella vita”. Chi conosce Mattarella ne fa il ritratto di un uomo innamoratissimo della moglie. Le ha tenuto la mano fino alla fine. Se ne è preso cura con i figli; è stato lui a raccogliere il suo ultimo respiro.


Chi sono i figli di Sergio Matterella: Laura, Bernardo Giorgio e Francesco




Sul secondo genito Francesco Matterella non si sa praticamente niente a causa del suo essere estreamente riservato e della sua capacità di tenersi lontano dai riflettori. Degli altri tue fratelli Bernardo Giorgio e Laura si conoscono più particolari. Bernanardo Giorgio nato a Palermo nel il 3 marzo del 1968 è il primo genito di Sergio Matterella e Marisa Chiazzese e porta il nome del nonno paterno, più volte ministro. Laureato nella stessa disciplina del padre, nel suo percorso formativo spiccano le seguenti tappe: master of laws (University of California at Berkeley, 1992), dottorato di ricerca in Diritto pubblico (Università degli studi di Firenze, 1997), è professore ordinario presso l’Università Luiss Guido Carli, cattedra di Diritto amministrativo presso il Dipartimento di Giurisprudenza.

Nel 2014, per volere del ministro Marianna Madia, è passato a capo dell’ufficio legislativo del Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.


Laura Matterrella: marito, figli e studio legale


Di fatto la first Lady italiana, Laura Matterella ultima di tre figli e unica figlia femmina, ha accompagnato il padre Sergio Matterella a quasi tutti gli eventi pubblici dal 2015 ad oggi. Laura è la terza donna nella storia della Repubblica italiana, a ricoprire il ruole di consorte supplente. Prima di lei era stata la volta di Ernestina Saragat, figlia di Giuseppe, e Marianna Scalfaro figlia di Oscar Luigi. Nata il 2 dicembre del 1968 è anche lei un avvocata e anche lei porta il nome del nonno materno Lauro Chiazzese famoso giurista e rettore dell’Università di Palermo. Della vita privata di Laura Matterella si sa che è sposata con Cosimo Comella e ha tre figli: Manfredi, Maria Chiara e Costanza. Il marito laureato in Scienze dell’informazione, avrebbe ricoperto l’incarico di funzionario informatico presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, per poi passare al ruolo di dirigente del Dipartimento tecnologie digitali e sicurezza informatica del Garante per la protezione dei dati personali.


Del secondogenito Francesco Mattarella non sa invece molto.



18 novembre 2020

Posso dire che sono un sopravvissuto! Di Michele Cannavacciuolo



IL COLLEGA (AUTOLINEE) IN PENSIONE,
 MICHELE CANNAVACCIUOLO

E qui vorrei portare una testimonianza vera di quello che è in realtà il COVID-19, di come viene combattuto negli ospedali, di come viene vissuto dal contagiato.

È un calvario che comincia in maniera subdola, con i sintomi dell’influenza; poi, man mano, la febbre, dolori alle articolazioni, ai nervi, alla testa e la cosa più orribile la fame d’aria che aumenta. Apri la bocca e non entra niente. Vorresti strapparti il petto! Poi, una mattina, si presenta a casa mia un giovane medico, Esposito Alfonso dell’USCA, proveniente da Gragnano; appena constatato le mie condizioni, mi impone il ricovero urgente in un ospedale! Si mette in contatto con il 118 per un urgente soccorso – quel giorno la mia saturazione oscillava tra 75 e 85 (la condizione ottimale è da 90 in poi). Dalla centrale avvisano che l’unica ambulanza è senza medico e non predisposta per il COVID! Allora il dott. Esposito si è offerto di accompagnarmi lui stesso al Pronto Soccorso di Sorrento. Una volta giunti all’Ospedale di Sorrento è cominciata una lunga diatriba tra il medico dell’USCA e il responsabile del P.S. che, inizialmente, si è rifiutato di soccorrermi! Dopo qualche ora, durante le quali il dott. Esposito ha minacciato di chiamare i Carabinieri, finalmente sono stato ricoverato! In una sorta di garage senza porte, un bagno praticamente inutilizzabile, sporcizia un po’ ovunque, mancanza di mobilio: un letto, una sedia e basta; una situazione al limite dell’abitabilità… Comunque hanno cominciato immediatamente a prendersi cura di me: ossigeno, esami del sangue, indagini a tappeto, tra cui, alcune dolorosissime, come il prelievo per emogas arteriosa (dal polso). Comincio presto a reagire. Da Sorrento, dopo un paio di giorni, vengo trasferito all’Ospedale di Boscotrecase e qui ho avuto netta la percezione di essere curato per ciò che avevo: ossigeno, immediate indagini strumentali ed analisi, visite specialistiche: inizio qui cure a tappeto e monitoraggio continuo con utilizzo di tecnologie modernissime. In questo ospedale ho capito che cos’è la Sanità Pubblica… Ho trovato da parte di tutti – medici, infermieri, personale socio-sanitario – una dedizione assoluta ai pazienti! “Intabbarrati” nelle loro tute di plastica con tre paia di guanti, occhiali, maschera, doppie mascherine, non ho mai sentito o notato un gesto di insofferenza o altro; hanno sempre mostrato competenza, spirito di sacrificio, instancabilità, delicatezza, gentilezza! Ho visto pulire e lavare malati allettati con amore e disponibilità, convincendomi che neanche un figlio avrebbe fatto questi gesti. Ma la cosa che più mi ha colpito è stata l’umanità che mettevano in ogni parola ed in ogni gesto… Di questi angeli si vedono solo gli occhi, vestono tutti allo stesso modo, indistinguibili ma con una caratteristica comune , il sorriso, sempre! Un comportamento che credevo estinto… Ho passato momenti estremi: una ipotermia mi ha portato vicino alla fine! Ebbene tutti, indistintamente, mi sono stati vicino! Quando poi la crisi, grazie a loro, è stata superata, tutti sono passati a mostrarmi vero affetto e amicizia. Commovente! Penso che la tecnica di lavoro si impari con l’esperienza e con gli anni, ma una dote è insita nell’animo, l’umanità, ed ognuno di questi giovani angeli ne ha tanta da riempirne una miniera. Alcuni di loro volontari, venuti da altri ospedali perché c’è necessità di aiuto. Questo mostro esiste e fa male, malissimo, uccide! Vorrei che tutti quegli imbecilli che si ostinano a negarlo andassero a farsi un giro in uno di questi reparti, senza fare niente, guardando le persone a pancia sotto per ore, senza potersi muovere, gli intubati immersi in un sonno artificiale; la febbre che fa saltare sul letto come indemoniati; le braccia segnate da segni profondi, l’impossibilità di trovare una vena utile per inserire la flebo e prelievi infiniti. Penso che gli ospedali siano un inferno oggi e quello di Boscotrecase non è da meno, ma è un inferno abitato da angeli che, con leggerezza, non fanno mancare mai la loro presenza, una parola di conforto, un sorriso, magari stanco, ma sempre gentile. Quando dopo 5 tamponi positivi sono poi arrivati i 2 tamponi negativi è stata una festa per tutti! Finalmente avevano sconfitto questo verme, almeno per ora. Spero per sempre! Quando sono stato dimesso e sono uscito dalla stanza per tornare a casa, forse ho vissuto il momento più commovente: tutti, e dico tutti, mi hanno salutato con un affetto infinito. L’infermiera che mi ha accompagnato all’uscita, abbracciandomi quasi piangendo mi ha detto: “Lei è il primo che vedo uscire sulle proprie gambe…”; dagli occhi si vedeva che era una giovane donna ed ho pianto in modo silenzioso. In quel momento si sono sciolte tutte le paure, il dolore che ho provato in un mese è sparito grazie ad un ospedale che fa Sanità vera. Certo si sono mostrate delle pecche, errori negli appalti, ma fatti certamente non dai medici. Non ho molto ma un “GRAZIE” immenso a queste donne e a questi uomini che non solo mi hanno aiutato a guarire ma, soprattutto, mi hanno dato la speranza di rivedere i miei cari e di pensare che questo mondo può avere un futuro grazie a loro. Vorrei incontrarli uno ad uno, appena possibile, per un virtuale abbraccio ed un immenso ringraziamento! Dal Dott. Alfonso Esposito che mi ha preso per i capelli e mi ha tirato fuori dal fosso, alle infermiere di Sorrento che, da sole, hanno cercato in qualche modo di sopperire ad una situazione precaria e, a volte, non umana di trattare i malati, agli angeli di Boscotrecase che mi hanno ridato la fiducia nella vita. Ricordo a tutti che non siamo appestati: siamo malati da curare! I veri appestati sono gli untori che fregandosene degli altri continuano con sufficienza ad uccidere i propri genitori ed i propri nonni. E la cosa peggiore sono quei soloni che invece di stare nei reparti a curare la gente, “ammorbano” i media con la loro presenza continua ed instancabile… I veri medici sono quelli che Vi ho appena descritto ed è a loro che non mi stancherò mai di dire “Grazie”!
Adesso vorrei dire qualche parola su quello che è successo nel mio paese. La mia famiglia è stata la prima ad allertare il medico curante a seguito dei fastidi che stavamo avendo; è stata immediata la risposta dell’ASL, facendoci il tampone in tempi stretti. Prima ancora di avere i risultati dei tamponi, abbiamo pensato ad avvertire tutte le persone con cui avevamo avuto contatti nei giorni precedenti i sintomi e lì si è scatenata la corsa ai controlli, soprattutto da parte di chi, pur avendo sintomi sospetti da giorni, non aveva esitato a uscire e girare per case e strade, portando il virus in giro con sè. Visto il numero alto di positivi, il sindaco non ha esitato nel dichiarare la “zona rossa”, a predisporre insieme all’ASL il tampone per tutta la cittadinanza; bisogna dare atto, se si vuole avere una versione veritiera delle cose, al sindaco e al Dottor Imperatore dell’ASL di essersi mossi con velocità, considerata la situazione generale. Chi ha mancato sono stati i soliti noti che, inserendosi in modo poco chiaro nella vicenda e screditando le istituzioni (Sindaco e ASL), in modo affaristico, hanno creato un danno ai cittadini impauriti, spalleggiati dalle Forze dell’Ordine che non hanno fatto opposizione a quella che si è dimostrata essere una truffa, evidente e grave! Ma ormai è chiaro che Vico Equense è nella stretta di personaggi il cui domicilio dovrebbe essere un solido carcere…
Ai media faccio una preghiera: date parola a chi ha vissuto sulla propria pelle gli effetti nefasti del mostro. Per far riflettere un po’ gli untori dell’aperitivo al bar o dei bagni novembrini…

Michele Cannavacciuolo

Fonte: Anime Vesuviane di Tonino Scala


12 novembre 2020

IL REBUS DI BEATRICE GAGLIONE

 IL REBUS DI OGGI CI VIENE PROPOSTO DALLA COLLEGA BEATRICE GAGLIONE, GIA' PIU' VOLTE RISOLUTRICE DEI REBUS PUBBLICATI SU QUESTO BLOG

ORDUNQUE FATEVI SOTTO !!!!



Entrare nella testa di beatrice, come dice Pastore non è cosa facile. Comunque aggiungo un aiuto visto che nell'occasione sono "complice" di quella testa. 

Pensate a due azioni separate. Una del portiere che è palese...fa parte del suo mestiere.....e l'altra della giovinetta che non raccoglie ma meno romanticamente pi...... Mettete assieme i due verbi e ne otterrete un sostantivo maschile che è la risposta esatta. 

😏

ORDUNQUE IL VINCITORE PER AVER  CORRETTAMENTE RISPOSTO "PARAPIGLIA" A QUESTO INDOVINELLO E'......GENNARO CECATIELLO CHE HA RISPOSTO CORRETTAMENTE ANCHE AD UN INDOVINELLO PRECEDENTE. BRAVO GENNARO !!!


GENNARO CECATIELLO


16 ottobre 2020

INDOVINA ...INDOVINELLO DI VENERDI 16 OTTOBRE

 

IL REBUS DI OGGI VENERDI 16 OTTOBRE 






VIA CON LE RISPOSTE......


THE WINNER IS.....GESTORE
TOMMASO IAZZETTA CON LA RISPOSTA "ALTOPIANO"